domenica 30 settembre 2012

Quelli che come me……… amano il vino.


Per quelli che come me amano il mondo del vino, queste settimane di fine settembre sono piene di eccitazione. Tutti i sensi si scatenano, come se fossimo investiti da una “tempesta ormonale”.
Al lavoro di un intero anno, svolto per la cura della vite, seguirà, ora, il lavoro di anni in cantina, per la cura del vino.
L’uvaggio, l’ammostatura, la diraspatura, la fermentazione.
In questi momenti, la cantina emette profumi inebrianti.
Durante i rimontaggi del mosto, l’odore vinoso si propaga per un raggio di centinaia e centinaia di metri, lasciando percepire ai passanti un “canto armonioso” di gioia e di festa.
I primi sentori si affacciano.
Lo zucchero si trasforma in alcol, dopo “il ribollir dei tini”, il liquido inizia ad assumere consistenza, sapore, colore e odore.
Ma, tutto ciò, ……. non è ancora vino.
Siamo ancora all’inizio della creazione.
Follatura, svinatura, torchiatura.
Il liquido non ha più zucchero, perché i lieviti hanno svolto il proprio lavoro; ma bisogna attendere la fermentazione malolattica, se non la si vuole evitare, con il controllo delle temperature.
L’amore del vinaiolo, la sapienza dell’enologo, le attrezzature tecniche, la qualità dei prodotti usati, sono le componenti ideali per raggiungere un risultato d’eccellenza.
Dopo alcuni travasi, disposti nei giorni di luna buona, in primavera il vino è pronto da bere.
Vini importanti, invece, sono lasciati a maturare in botti di legno (piccole o grandi), per assumere quei sentori terziari che caratterizzano i vini di struttura, prima di essere imbottigliati e, poi, saggiamente degustati.
Possono anche passare decenni, prima che il vino raggiunga la giusta maturazione per essere gustato.
Possono passare cento anni, e quel vino sarà ancora lì, ad attendere di regalare ai fortunati degustatori un’incantevole emozione.
Io faccio parte di quel ristretto numero di “odiati” signori che si peccano di essere Sommelier professionisti. Diplomato presso l’A.I.S. di Roma, ritenuta da tutti la Stanford University dei Sommelier.
Sì, quei signori, a volte ritenuti spocchiosi, un po’ eccentrici, saputelli, che declamano il vino come fosse un’opera di Michelangelo.
Coloro che trasformano le componenti chimiche presenti nel vino, in poesia.
Che parlano di sentore di banana, invece di dire che nel vino è presente la molecola di acetato di isoamile; che, portando al naso il bicchiere dopo averlo leggermente roteato, percepiscono il profumo del biancospino, evitando di dire che è presente la molecola dell’aldeide anisica; che in bocca, dopo aver pressato il vino fra la lingua e il palato, dicono che rimane un finale di mandorla amara, pensando a quanto, invece, sarebbe stato brutto se avessero detto che il finale, al gusto, era segnato dalla molecola dell’aldeide benzoica.
Siamo i poeti di Bacco, ma anche i Templari di un “ordine raffinato” e rigido, che interpreta la filosofia e la serietà del vino.
Coloro che il vino lo pagano il giusto prezzo, ma che pretendono che siano rispettati i disciplinari di produzione, che sia ben conservato, che sia ben servito, alla giusta temperatura, accolto nei bicchieri giusti, introdotto da un sommelier professionista e, non ultima, che ci sia una carta dei vini decorosa nei ristoranti.
E’ una battaglia dura, fatta contro i produttori disonesti; contro i mercanti del vino; contro i ristoratori avidi, e contro i consumatori ignoranti.
Rispettiamo il lavoro di chi mantiene alta la qualità dei prodotti, di chi sperimenta e investe nel settore, di chi divulga la cultura e la tradizione del vino, di chi promuove nel mondo le nostre migliori cantine, di chi combatte l’uso quantitativo del vino, educando i consumatori alla qualità e al rispetto di se stessi, di chi, come noi, apprezza e ama tutti coloro che rendono unico e meraviglioso il mondo del vino.
Questa mattina, alla buon ora,  una mia amica produttrice di Nobile di Montepulciano, ha lanciato su facebook il messaggio che stava partendo la raccolta delle sue uve.
Tutti noi abbiamo accolto la notizia come se ci avesse annunciato che si erano “rotte le acque”, e che si stava apprestando a entrare in sala parto!
Noi che amiamo il vino, riceviamo queste sublimi emozioni, e le trasmettiamo, moltiplicandole a nostra volta, a tutti coloro che al vino attribuiscono il sapore della vita.
Si tratta forse di un’”Elite” ?
Non lo so, non mi interessa catalogare gli uomini.
Certo è, che sarei molto più felice, se le persone non improvvisassero, e parlassero e scrivessero di vino, avendone conoscenza.

Roma 29 settembre 2012

Bartolomeo Roberto Lepori
OdG Lazio n. 137270

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